A scuola anche per sapere come funziona il nostro cervello

“Vedrai che anche gli esami non mi andranno così bene. Sebbene abbia studiato molto per tutto l’anno, ottengo gli stessi voti di chi se ne ‘sbatte’. Sarà perché ormai l’insegnante si è fatta una certa idea su di me. Non ci posso fare niente”
Queste sono state le parole di mia figlia alla vigilia degli esami.

Le ho parlato allora dell’effetto Pigmalione (effetto Rosenthal – la profezia che si autorealizza), in cui si afferma sostanzialmente che le aspettative che si hanno su qualcuno, impattano sulle sue prestazioni:

  1. Esistono delle convinzioni di un individuo X rispetto ad un individuo Y
  2. Le convinzioni di X stimolano determinati comportamenti di X
  3. I comportamenti messi in atto di X hanno un impatto sulle convinzioni dell’individuo Y
  4. Le nuove convinzioni di Y determinano successivamente i comportamenti Y
  5. I comportamenti di Y rafforzano le convinzioni iniziali di X

Questi passaggi mostrano che questo effetto cognitivo può essere sia un circolo virtuoso che vizioso e dipende dalle convinzioni iniziali.

D’altronde sappiamo che il nostro cervello tende a svolgere col minor impiego di energia e nel minor tempo possibile i propri compiti. Ecco che la costruzione di scorciatoie mentali, a volte (troppe volte!) ci portano fuori strada con errori di ragionamento e di valutazione.
Ce ne sono parecchi di questi bias cognitivi ed ogni nostra decisione quotidiana può risentirne.

Successivamente, ho ribadito a mia figlia che, come nei vari contesti professionali, al di là dell’aumentare sempre e comunque il nostro grado di consapevolezza su come la nostra mente funziona, forse è necessario allenarsi ad un atteggiamento a priori di fiducia e che questo tipo d’approccio è un antidoto ad un utilizzo negativo di questo bias.

Dopo una breve riflessione lei mi chiede “E per chi lo subisce? Per chi deve gestirne le conseguenze negative?”. Io, preso alla sprovvista e di solito focalizzato su colui che esprime le aspettative (X nei passaggi visti sopra), faccio un richiamo al sempre efficace credere in se stessi ed alla giusta mentalità per affrontare le situazioni, anche se dalla sua espressione comprendo che non è convinta fino in fondo.

Voi cosa avreste risposto?

E dopo tutto, non sarebbe utile a tutti che a scuola fossero almeno introdotti questi argomenti?

Like(1)Dislike(0)

avatar

Ha lavorato per 15 anni nella multinazionale giapponese Komatsu. Dapprima occupandosi di qualità, dal Controllo Prodotto e Processo, sino a gestire lo Sviluppo del Sistema Qualità in ottica di Qualità Totale. Successivamente in ambito produttivo, ha seguito l’ottimizzazione dei processi, affiancando i “sensei” della casa madre e progressivamente assumendo la gestione dei Gruppi di Miglioramento aziendali, definendo e veicolando soluzioni tecnologiche ed organizzative al fine di ottimizzare i processi. Infine, ha concentrato il suo operato nello sviluppo della Supply Chain aziendale. A partire dal 2010, come consulente, ha guidato progetti sui temi della Lean Production in differenti settori manifatturieri, concentrandosi sull’implementazione dello ShopFloor Management, il Problem Solving e sulla comprensione del reale valore per il cliente. Attualmente, si è focalizzato sullo sviluppo organizzativo, sia in termini di eccellenza del processo, che di eccellenza nella leadership.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *