Mr. Ohno goes to Italy

Non so se Taichii Ohno sia mai stato in Italia, ipotizzo per un momento di si e immagino alcune sue possibili riflessioni profonde durante il viaggio di ritorno. Al suo posto avrei sicuramente comparato la cultura che mi accoglie con quella che mi porto dietro da sempre e poi cercato affinità e differenze.
Un pensiero che sicuramente il sig. Ohno avrà avuto sarà stato che gli italiani sono molto più “giapponesi” di quanto si supponga dall’altro lato del globo. Avete mai sentito parlare di Mentsu ?italia-giappone

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Mr. Ohno goes to Hollywood …and gets back!

Tratto tipico e comune del manager medio (e dell’imprenditore) americano anni ’80 è quello di essere al di sopra del suo staff e dei propri collaboratori sfruttando le loro competenze e manodopera al fine di raccoglierne poi i benefici e i risultati positivi per manifestarli all’intera comunità o, peggio ancora, portarli a qualcuno sopra di lui spacciandoli come frutto del suo duro lavoro. Questo è quello che negli USA viene etichettato come “one man-show”, cioè colui che concentra tutta l’attenzione di su se stesso evitando, ai membri del suo team, ogni minima opportunità di crescita professionale. Ma siamo sicuri che questa razza si sia del tutto estinta?

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Mr. Ohno goes to Hollywood – parte 2

Un po’ di tempo fa scrissi del Maestro Yoda e delle sue lezioni ai giovani Jedi e a Luke Skywalker ( Mr. Ohno goes to Hollywood ) volte ad apprendere un nuovo modo di mettersi in contatto con tutto quello che ci circonda, a percepire una Forza che, se compressa e assimilata, permette di controllare “sistemi e processi” intorno a noi. Ho parlato poi di assonanze fra questi insegnamenti e le teorie Lean, paragonando il piccolo mentore verde dalle orecchie a punta con Taichii Ohno.

Rimaniamo sempre a Hollywood ma stavolta cambiamo regista, cambiamo cast, cambiamo film e proviamo a vedere se si riesce a trovare un altro fotogramma o un’altra scena, su cui soffermarsi “to think Lean”.

Se guardo a dove mi ero fermato l’altra volta, riparto ancora da Ohno e trovo ancora il suo “copione” a fare da padrone in un cult mondiale: “Matrix” (“The Matrix”, 1999 A. Wachowski).

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Mr. Ohno goes to Hollywood

La letteratura Lean è vastissima. Se qualcuno ci chiede cos’è il Lean Thinking, di sicuro la nostra mente va a scavare qualche titolo di saggio letto in passato e riusciamo ad usare come definizione una di quelle frasi che scolpiamo nel nostro personale decalogo del buon Lean Manager. Tutto ciò è abbastanza probabile ma non troppo. Ci perdiamo in un mare di titoli, sottotitoli, nomi, modelli, teorie e sistemi stampati su tante pagine di carta racchiuse in colorate copertine. Ma cosa accadrebbe se, dopo il successo di un bestseller “Lean”, qualcuno avesse la brillante idea di girare la versione cinematografica proprio come accade ad Hollywood?

Invece di “leggere il libro” molti preferirebbero “guardarsi il film”. E ricordarsi un film e le sue scene è certamente molto più facile.

Ci sono dei film che sembrano nati per racchiudere allegoricamente i principi Lean fondamentali.

Visto il grande boom di spettatori al botteghino a Natale, come non prendere d’esempio la mitica saga Star Wars?

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“No people, no money, no space”

Chihiro Nakao (Nakao-san, per mostrare rispetto) è co-fondatore della Shingijutsu Consulting Company nel 1987, alla richiesta ufficiale di Taiichi Ohno per insegnare i principi e le pratiche del Toyota Production System ad un ampio audience a livello mondiale. Il metodo scelto per fare questo è il «learn by doing». Ed infatti ci insegna che “impariamo” solo “dicendo no” (o implementando i “no” che diciamo) in quanto, spesso, quest’ultimi ci limitano e costringono a raggiungere obiettivi molto sfidanti facendo affidamento solo su quello che già abbiamo a disposizione.

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Una storia vera del decision making

Decision making è il complesso processo di selezionare una scelta logica fra le opzioni disponibili.

Questa è una definizone dal dizionario ma in fin dei conti, in molti prendono decisioni direttamente lungo la strada senza troppa valutazione di alternative.

Se immaginiamo di avere due opzioni, una scelta cattiva sarebbe scegliere una delle due senza pensare. Una buona scelta invece è conseguente alla raccolta di abbastanza informazioni per ridurre la possibilità di errore. C’è però, a volte, anche una terza opzione: nessuna scelta. Ma lasciare le cose risolversi da sole potrebbe sfociare nella peggiore opzione.

Un esempio reale?

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“Do Kaizen when times are good”

Tempo fa, immerso nelle mie solite ‘soporifere’ letture serali, mi sono imbattuto in un capitolo di quelli che, facendo effetto contrario, ti fanno spalancare gli occhi e, conseguentemente, perdere sonno innescando ragionamenti ‘pindarici’. Stavo leggendo ‘Workplace Management’, una narrativa tratta da consecutive interviste del JMA* a Taiichi Ohno, padre fondatore del TPS.

Il libro non è stato quindi scritto dal sig. Ohno in persona ma riporta esattamente le sue parole, cariche del suo carattere, dei suoi ideali e stile di pensiero.

ImmagineTaiichi Ohno Continue reading

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