Il concetto di jidoka, o “autonomazione”, pilastro del Toyota Production System, insegna che una macchina deve fermarsi al primo segnale di anomalia, garantendo qualità e coinvolgendo l’uomo nella soluzione dei problemi. Con l’intelligenza artificiale, questo principio evolve: i sistemi non solo rilevano errori, ma prevedono guasti, adattano processi in tempo reale e prendono decisioni autonome.

I vantaggi sono evidenti:
- Riduzione dei tempi morti e difetti quasi azzerati.
- Ottimizzazione dinamica impossibile con il controllo umano tradizionale.
- Maggiore flessibilità nel rispondere a variazioni improvvise.
Ma cosa potremmo perdere?
- Capacità critica: le competenze tecniche rischiano di atrofizzarsi se delegate completamente alle macchine;
- Dipendenza tecnologica: chi interverrà quando un sistema che “impara da solo” fallisce senza lasciare tracce comprensibili?
- Mancanza di trasparenza: come spiegare scelte prese da algoritmi complessi? E chi è responsabile in caso di errori gravi?
- Rinunciare al controllo: siamo pronti a lasciare che le macchine modifichino autonomamente gli standard produttivi senza consultazione umana?
Il paradosso dell’autonomazione
L’IA potrebbe rendere il jidoka così efficiente da escludere l’uomo. Ma è davvero sostenibile? Non è che si rischia, in nome dell’efficienza, di perdere la capacità umana di intervenire, comprendere e soprattutto migliorare i processi?
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