Viviamo in un contesto di alto turnover aziendale, con una tendenza che è in crescita e non sembra rallentare.



Viviamo in un contesto di alto turnover aziendale, con una tendenza che è in crescita e non sembra rallentare.
Garantire la personalizzazione ed il servizio al cliente per le aziende, soprattutto italiane, è un fattore competitivo imprescindibile. Ciò che però non è sempre trasparente è il costo di queste personalizzazioni. La proliferazione incontrollata di varianti di prodotto, genera costi produttivi, logistici, tecnici e talvolta anche umani (in termini di stress) molto alti.
Siete un’azienda che sta affrontando un periodo di forte crescita ma le performance aziendali non vi soddisfano e sentite il bisogno di cambiare qualcosa.
Il percorso di Lean Tranformation vi interessa e decidete di provare ad utilizzare qualche strumento di miglioramento lean in maniera localizzata per valutarne i benefici.
Lo sviluppo di canali diretti è un percorso fondamentale verso la capacità di controllo del mercato e della domanda finale, ma i rendimenti economici decrescenti spesso richiedono all’azienda l’utilizzo di canali indiretti per implementare la propria strategia di mercato. L’esperienza di molte organizzazioni negli ultimi anni dimostra che i canali indiretti possono essere fondamentali per espandere la copertura del mercato e l’utilizzo di una combinazione di canali di vendita diretti e indiretti consente di sfruttare le capacità complementari di ciascun tipo di canale per servire segmenti di clienti specifici. Tuttavia, il successo di questi programmi può variare in modo significativo.
Durante progetti di lean transformation capita spesso di assistere a situazioni in cui i clienti ci mostrano quello che per loro è “essere lean” ma alla domanda “perché stai facendo tutto questo” la risposta raramente è quella che ci si aspetta.
Qualche mese fa, in molti eravamo impegnati a fronteggiare l’emergenza, cercando soluzioni per rispondere alla necessità di distanziamento sociale, di allontanamento nello spazio anche delle attività che per anni abbiamo visto quotidianamente ripetersi nei nostri uffici. E’ trascorso ormai un anno e, in forma più importante e diffusa di quanto potessimo immaginare, il lavoro a distanza diventa strutturale, una nuova normalità.
La recente ed ancora attuale crisi COVID-19 ha creato grandi difficoltà nelle catene di approvvigionamento causando spesso l’interruzione delle forniture anche per aziende che avrebbero potuto mantenere attiva la produzione.
Con la ripartenza il principale problema che si sta evidenziando è la grande incertezza sui futuri volumi della domande e di conseguenza sui volumi produttivi e sulle relative necessità di approvvigionamento.
Anche quest’anno JMA ha organizzato a Tokyo il suo convegno centrato sul Monodzukuri, (cioè la creazione di valore tramite l’innovazione interfunzionale), convegno che raccoglie testimonianze delle più importanti aziende giapponesi.
Sono emersi, anzi ri-emersi, temi non nuovi, ma che testimoniano dello specifico approccio giapponese alla gestione d’azienda; elementi, diversi tra loro, ma che credo rappresentino nel loro insieme un modo di pensare, e che richiedano riflessione.
Alcuni anni fa pubblicai un post sulla possibile relazione tra Lean Production e responsabilità sociale d’impresa ( Lean e Responsabilità Sociale d’Impresa ) non ottenne grande interesse, forse perché le tematiche non sembravano particolarmente interessanti ad esperti o cultori della Lean Production.
Visto però l’attuale crescente interesse per le tematiche ambientali, che sono in questo momento divenute di moda, vorrei riprenderne alcuni aspetti.
La filosofia Lean ci ha insegnato che l’obiettivo è un processo ottimizzato, guidato dall’uomo, e che la tecnologia deve essere la minima necessaria atta a facilitare quel processo. Questo modello regge ancora di fronte alla trasformazione digitale?