Lavoro Agile o Metodologia Agile ?

Siamo italiani, parliamo una bellissima lingua ormai arricchita da una moltitudine di termini anglosassoni che ci aiutano a definire meglio concetti e ad evitare incomprensioni.

Così quando in questi giorni “covid19” ho sentito parlare per la prima volta, durante una trasmissione radiofonica, di “Lavoro Agile” riferendosi alla possibilità di svolgere il proprio lavoro da casa, beh ve lo confesso, il mio cervello ha subito un sussulto.

In una frazione di secondo ho passato in rassegna mentalmente il “Manifesto per lo sviluppo Agile del Software” ed i 12 principi del Software Agile, per accertarmi di non essermi perso qualche cosa negli ultimi 19 anni di Scrum.

smart working

Appena mi sono tranquillizzato ho cercato di trovarvi una ragione, ammetto di aver impiegato qualche tempo nello scoprire l’arcano. Il giornalista si riferiva esclusivamente alla necessità di svolgere la propria attività da casa, si riferiva quindi al “lavoro da casa” o la “telelavoro”.

Ascolto con più attenzione fino a quando gli sento utilizzare quello che mai avrei pensato essere un sinonimo di “Lavoro Agile”: “Smart Working”.

Faccio subito una ricerca per capire meglio e, sorpresa, trovo che la definizione di “Lavoro Agile” è inserita nella legge 81/2017, nella quale il governo al Capo II art. 18 definisce cosa sia il “Lavoro Agile”:
“1. Le disposizioni del presente capo, allo scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, promuovono il lavoro agile quale modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa. La prestazione lavorativa viene eseguita, in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva.”

Ricordando la definizione dello “Smart Working” fornita dall’osservatorio sulla “digital innovation” deduco di essere di fronte a due termini usati come sinonimi, forse da qualcuno pensando pure possa esserne la traduzione.
“Una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.

Ecco mi sento meglio, stava parlando di “telelavoro” cioè di persone che devono lavorare da casa ma per le quali nulla è cambiato a livello contrattuale, ne tanto meno nella cultura organizzativa della propria azienda e neppure nel rispetto degli orari (anche se difficilmente controllabili) ma lo ha chiamato “Lavoro Agile” pensando allo “Smart Working”. E chi glielo dice che esiste anche il “Agile Working”?  E come potrebbe tradurlo?

Insomma stiamo facendo “telelavoro” se semplicemente stiamo lavorando da casa (luogo), stiamo facendo un lavoro “flessibile” se possiamo definire gli orari di inizio e di fine (tempo), stiamo facendo “smart working” (ma per favore non chiamatelo “Lavoro Agile” anche se è la definizione normativa italiana) se l’azienda ha rivisto la cultura organizzativa per permetterci di avere una reale flessibilità del rispetto degli orari, del luogo di lavoro, di lavorare per obiettivi e ha rivisto il sistema delle responsabilità e l’organigramma (spazi, cultura, organigramma).
Stiamo facendo “Agile Working” (chiedete per favore a colui che ha scritto la legge 81/2017 come si chiama questa modalità) se l’azienda ha definito un team specifico per raggiungere gli obiettivi, definendo i ruoli, potendo accedere anche a risorse esterne integrate nel gruppo di lavoro.

Pensavo di scrivere qualche cosa sulla metodologia Agile (Scrum) e di come questa debba necessariamente portare ad un diverso approccio contrattualistico di vendita, di come debba cambiare il concetto di proprietà del codice software, e mi sono distratto.
Sarà per una prossima volta.

 

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È socio amministratore di 255 HEC srl, azienda specializzata in progettazione, simulazione e implementazione di tecnologie di automazione e logistica. Prestissimo crede e adotta in modo integrale la metodologia Agile Scrum per lo sviluppo del software aprendosi a concetti di “open source” e stravolgendo il concetto della proprietà del codice sorgente. È inoltre socio di Ppinch sro, società specializzata nella post produzione fotografica e nella produzione di contenuti digitali orientata al mercato dell’ecommerce. Unendo le competenze delle due realtà ottimizza e migliora i processi di digital production di società con forte predisposizione al ecommerce. Affronta ogni nuova avventura con lo spirito avventuriero dell’esploratore trovando spesso, grazie a questo approccio, soluzioni di ottimizzazione industriale innovative e mai scontate. Per queste ragioni negli ultimi anni si è impegnato in un progetto di “agricoltura verticale” che cambierà il modo di coltivare prodotti agricoli incontaminati, sarà presto la più grande struttura d'europa e la più avanzata tecnologicamente del mondo. La curiosità per la “comunicazione”, l'ascolto, l'intelligenza emotiva lo portano ad approfondire per diversi anni tali dinamiche all'interno di una società di formazione milanese quale coach attraverso percorsi inconsueti, diventando prima trainer di PNL e poi istruttore yoga.

2 thoughts on “Lavoro Agile o Metodologia Agile ?

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    andrea says:

    Innanzitutto la ringrazio per aver "difeso" il concetto di smart work, che continua ad essere utilizzato in questo periodo con declinazioni del tutto confusionarie... faccio parte di una di quelle organizzazioni che non si è fermata durante il lockdown e quando il mio Responsabile mi ha proposto lo smar work ero entusiasta... il mio ufficio è a 2 ore da casa e questo mi avrebbe consentito una qualità della vita decisamente migliore... ma l'idea del lavoro smart forse l'avevo solo io... mi sono dovuto fissare gli obiettivi settimanali in autonomia, lasciando come sempre un po' di spazio alle "urgenze" e la qualità dei lavori consegnati (a mio parere) è stata la solita... anche se non ho avuto alcun riscontro... come può un'Azienda moderna non aver ancora metabolizzato lo smart work oggi? se siamo ancora a questo punto, quanto tempo ancora passerà per implementare la filosofia Agile?
    Mi scuso per lo sfogo... ma grazie ancora.

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      Paolo Meregalli says:

      Grazie per aver dedicato parte del suo prezioso tempo nello scrivere la sua esperienza che, le assicuro, ho riscontrato molto frequentemente.
      Credo che prima del lockdown molti fossero convinti che l'italia non fosse pronta allo smart working a causa di problemi o ritardi tecnologici quali la qualità delle connessioni nelle case.
      Nei (pochi) dibattiti nei quali si affrontava il tema dello smart working molto raramente era possibile ascoltare qualcuno che ricordasse che smart working non è "lavorare da casa".
      Ora in molti lo hanno vissuto sulla loro pelle, speriamo che le aziende e i manager abbiano capito che la rivoluzione deve partire dalla organizzazione del lavoro, da un nuovo modo di responsabilizzare le persone, di suddividere il lavoro, ad un nuovo concetto di organigramma e di "contratto" con il dipendente per fissare anche gli obiettivi in modo differente.
      Altrimenti sarà solo "lavorare da casa" e, secondo me, sarà esperienza fallimentare sul lungo.
      Per far questo bisogna prima che le aziende credano in questo modello, secondo che si "ristrutturino" formando i manager a pensare in modo differente.
      Le aziende che avranno la voglia e il coraggio di percorrere questa strada saranno, subito, anche Agili perchè sarà l'unico modo che avranno per raggiungere l'obiettivo.
      Un caro saluto.

      Ing. Paolo Meregalli

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