I sette sprechi digitali

Non bisogna farsi travolgere dall’infatuazione digitale, e investire tempo e denaro per implementare l’ultimo ritrovato tecnologico, stimolante, ma anche poco utile per le prestazioni aziendali. Il digitale non è un fine in sé, ma un abilitatore.

Il paradigma manageriale Lean utilizza i “7 sprechi” come un efficace ausilio mnemonico per individuare le sacche di inefficienza all’interno dei processi.

Un’analoga check list che ci può aiutare nello sfruttare il digitale come facilitatore è quella dei “7 sprechi digitali”. Può sembrare banale ricorrere ancora al concetto di sette sprechi, ma cerchiamo di apprezzare l’aiuto mnemonico. Essi sono:

  1. ridondanza dei dati: il dato deve essere presente in un unico punto, per evitare lo spreco della duplicazione, e soprattutto della possibile differenza del dato stesso manipolato da persone diverse;
  2. bassa qualità dei dati;
  3. data entry manuale: non solo richiede tempo per un’attività a basso valore, ma vi è anche il rischio di possibili errori;
  4. caduta dei sistemi di elaborazione e comunicazione;
  5. comunicazione su carta di dati non aggiornati: ovviamente la comunicazione digitale è molto più rapida, e, accoppiata al punto 1, garantisce che tutti accedano ad un dato aggiornato e corretto;
  6. eccesso di comunicazione: l’esempio più eclatante è l’eccesso di email;
  7. raccolta e analisi non sistematica dei dati: riduce la capacità di gestire le deviazioni e attivare processi di miglioramento continuo.
Like(0)Dislike(0)

avatar

Dal 2007 è socio ed amministratore unico di Staufen Italia. In precedenza ha lavorato in azienda, nella funzione organizzazione, per poi iniziare l'attività di consulente, acquisendo esperienze sui temi "caldi" che si sono succeduti in questi ultimi venti anni, dallo sviluppo organizzativo supportato dall'IT, al TQM, al business process reenginerring, al Lean Thinking.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *