Ho recentemente letto un articolo in cui venivano analizzati i risultati Economico/Finanziari di Toyota nel secondo semestre dell’anno fiscale 2021 (quello che va, per l’azienda giapponese, da Aprile a Settembre 2021).



Ho recentemente letto un articolo in cui venivano analizzati i risultati Economico/Finanziari di Toyota nel secondo semestre dell’anno fiscale 2021 (quello che va, per l’azienda giapponese, da Aprile a Settembre 2021).
Uno studio di Morgan Stanley ha rilevato che l’88% degli studi effettuati su casi aziendali hanno mostrato un miglioramento delle prestazioni operative di quelle imprese che hanno adottato politiche ambientali e sociali.
La riflessione che sorge spontanea è la seguente: se anche una delle principali banche d’affari mondiali, centro nevralgico del capitalismo moderno, intravede nella “fairness” sociale ed ambientale un vantaggio economico, allora forse il mondo sta proprio cambiando.
“In ogni fabbrica, ogni giorno si presentano di solito piccoli problemi in tutti i processi produttivi – la macchina di testing richiede una messa a punto, ci sono dei fermi macchina, dei pezzi di scarto, attrezzature difficili da far funzionare, e così via – e gli operatori devono trovare il modo di affrontare questi problemi e al tempo stesso rispettare la produzione richiesta. Gli operatori hanno solo il tempo di aggiustare rapidamente le cose o aggirare i problemi, non di attaccare, capire ed eliminare le cause.
Ho avuto il privilegio, per buona parte della mia carriera, di avere come guida una persona ed un maestro incommensurabile: l’ing Akira Koudate di cui, in queste settimane, ricorre il secondo anniversario della scomparsa.
Veniamo da un periodo di “euforia tecnologica” in cui sembrava che l’innovazione digitale potesse rappresentare la panacea di tutti i mali.
In questi giorni di pandemia e telelavoro ci siamo resi conto che ci sono ancora tante cose da migliorare (es. banda larga) e tante opportunità da cogliere (es. le app per il monitoraggio dei contagi).
Però le molte esperienze di questi giorni hanno reso drammaticamente evidente l’importanza dei processi.
Se osserviamo gli approcci alla Digital Transformation che oggi vanno per la maggiore, possiamo notare come siano due quelli più gettonati:
Fa parte del “sentire comune” ritenere, quello del Capo Turno, una ruolo chiave della fabbrica.
Chiedete a chiunque abbia rivestito una posizione di responsabilità all’interno delle operations di una impresa manifatturiera cosa pensi di questa figura e vi sentirete dire cose come: “dal capo-turno dipendono i risultati”, “sono loro la spina dorsale del sistema produttivo”, “le cose avvengono solo se loro ci credono”, eccetera, eccetera …
A questo tipo di valutazioni, però, non sempre corrispondono scelte coerenti in termini di crescita e sviluppo.
La scorsa settimana si è tenuto a Venezia il TWI and Kata Summit Europeo. E’ stata una bella occasione per un incontro con un variegato universo di persone provenienti da tutto mondo (da Australia, Vietnam, USA, Germania, Svezia, Italia …) accomunate dalla volontà di confrontarsi su modalità ed esperienze nella diffusione di processi di miglioramento ma anche da un’ idea di fondo.
Le dinamiche del business sembrano sempre più convulse e frenetiche, sembra che nulla si possa pianificare e che la pura “reattività” sia l’unica forma di flessibilità.
Nonostante ciò, sempre più frequentemente, si osserva nascere nelle aziende il bisogno di organizzare i processi decisionali: target setting, target deployment, pianificazione, condivisione, comunicazione.
Anche quest’anno una due giorni da non perdere per confrontarsi con i best performers mondiali.
Manager, imprenditori e studiosi si danno appuntamento in luglio a Darmstadt per riflettere sulle storie Lean di successo e per indicare i percorsi del futuro in un convegno che quest’anno si preannuncia molto interessante.