Esiste una pletora di sistemi “scientifici” per la gestione dei progetti (quasi quanto per la pianificazione strategica). I loro livelli di sofisticazione sono tali che talvolta sono necessarie risorse dedicate per la gestione dei sistemi di gestione dei progetti. Non si sa se tale sofisticazione (e fatica) ripaghi: la mia esperienza mi suggerisce che quasi mai questi sistemi servano veramente a gestire i progetti. Sicuramente generano attività per il loro utilizzo, attività che secondo le logiche Lean rientrano tra quelle a non valore.
Ciò che sarebbe invece interessante è vedere il project management dal punto di vista psicologico. Esistono due “teorie” interessanti: la legge di Parkinson e la sindrome dello Studente.
La prima spiega che, poiché ognuno tende a pianificare la propria attività secondo il tempo più lungo possibile (per stare al sicuro) e tende ad utilizzare tutto il tempo a disposizione, non solo il tempo di progetto sarà per definizione sovrastimato, nella misura in cui le variazioni probabilistiche nella durata delle singole attività si sommeranno in tal modo anziché compensarsi, ma oltretutto tutti tenderanno ad impiegare veramente il tempo più lungo.
La seconda ci dice che tutti tenderanno a svolgere le attività verso la scadenza da loro stessi definita, quando non c’è più tempo per recuperare, se sorgono imprevisti.
La somma di questi due aspetti psicologici fanno sì che i progetti vengano sempre pianificati con tempi troppo lunghi, che non si riescono a rispettare. Lavorare su questi aspetti paga molto di più che affannarsi su strumenti solo apparentemente scientifici
Mi è capitato di rileggere, anche se il termine più adatto è sfogliare, il testo di "Gestione dell'innovazione e dei progetti" a distanza di 15 anni da quando dovetti sostenerne l'esame a Ingegneria. I metodi scientifici citati nel testo attingono a discipline quali la Ricerca Operativa, alla Teoria delle code e alla Statistica. In oltre dieci anni di lavoro su progetti non mi è mai capitato di dover elaborare talmente tante informazioni da giustificarne l'utilizzo: non ho mai avuto bisogno di applicare il PERT per accorgermi che non sarei riuscito a spostare un impianto a Natale perché la blindo non sarebbe stata pronta e quindi sarei dovuto passare a Pasqua.
Invece ho spesso ripensato alle parole che il professore di un'altra disciplina (RO) mi disse: "Attenzione, nel mondo reale, ad implementare un sistema sofisticato e complesso che dia una soluzione che si vede a occhio, si fan delle clamorose figure di ..."