Allenarsi a cambiare in meglio

Ispirato da un articolo letto recentemente e dalla domanda di un amico sul perché ci fosse una tradizione in STAUFEN. per l’Ironman a staffetta, mi sono chiesto: ma tutta la fatica fatta negli ultimi 3 anni per ritagliare del tempo per la mia prima maratona potrebbe aver avuto un impatto sulla mia vita privata e professionale?

Ho provato così a delineare un elenco di cose in cui penso che mi abbia allenato a cambiare in meglio:

  • Capacità di lavorare per obiettivi e orientamento al risultato, una maratona non si può improvvisare. Ci sono programmi, tabelle e allenamenti da seguire, non ci sono scorciatoie: bisogna sudare.
  • Capacità di analisi dei dati, come tutti quelli che ci vengono restituiti dagli attuali orologi multisport per cercare di collegare obiettivi azioni e risultati.
  • Disciplina e determinazione, il runner spesso punta la sveglia all’alba rinunciando al richiamo del letto o la sera, dopo una stancante giornata al lavoro, sacrificherà qualche aperitivo o qualche serie tv, ma correrà. Con la pioggia, la neve, il sole cocente o le zanzare, il runner correrà.
  • Organizzazione e gestione del tempo, come visto sopra l’incastro degli nella vita di tutti i giorni non è affatto semplice da organizzare.
  • Autocontrollo, il runner spesso rinuncerà a quella birra in più in settimana o andrà a letto presto la sera perché: “domattina mi alleno”. Questo insegna la pazienza, il saper modulare gli allenamenti in base ai bisogni del proprio corpo in quel momento e – perché no? – anche il sapersi fermare e il saper ricominciare dopo un infortunio.
  • Resistenza allo stress, avrai sentito parlare prima o poi del famoso muro dei 30 km dopo una certa distanza, il tuo corpo e il tuo cervello inizieranno ad andare in direzioni opposte. “Che cosa fai? Sei impazzito? Fermati” ti dirà uno. “Non esiste, ti sei allenato per arrivare fin qui, continua a correre” ti dirà l’altro. Se non è capacità di resistere allo stress questa…

Durante il prossimo colloquio quando mi diranno: “nessuno sport di squadra eh?” e scriveranno con la matita rossa sul foglio penso proprio che un modo per rispondere lo troverò.

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Edoardo Bolgè ha maturato la sua esperienza presso una multinazionale italiana in ambito automotive. Dove ha avuto la possibilità di approcciare alla Lean Manufacturing come partecipante a numerosi kaizen. Successivamente è entrato a far parte della struttura WCM in qualità di co-Pillar dei pilastri di Workplace Organization e Autonomous Maintenance assumendosi la responsabilità dell’applicazione della metodologia in tutto il plant e delle relative attività formative. Ha sviluppato diversi progetti di miglioramento delle performance in ambito operations in collaborazione con gli altri pilastri. La responsabilità diretta su più di 100 lavoratori e il suo ruolo nel loro percorso di crescita ha contribuito a sviluppare le sue doti di leadership e di mentoring. Consulente Staufen dal 2017

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