NON SPRECHIAMO LE RISORSE… SOPRATTUTTO QUELLE UMANE!

Ogni giorno, scorrendo le varie pagine dei più noti social media, ci imbattiamo in post dai titoli più disparati, esempio “fuga di cervelli all’estero!”, “boom di dimissioni”, “aziende alla ricerca di personale: offerta RAL annua da sceicchi”. Se riflettiamo un momento, tutti i titoli menzionati poco fa hanno un comune denominatore, ovvero le risorse umane, o meglio, le persone.

Man using welding torch to cut metal sheet in workshop.
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Chi è responsabile dei comportamenti dei tuoi collaboratori?

Sei soddisfatto dei comportamenti dei tuoi collaboratori? Le persone nell’organizzazione di cui sei responsabile sono sufficientemente motivate? La crescita delle loro competenze è adeguata ai cambiamenti in atto nel contesto in cui operi?

A queste domande non sono molti i leader che conosco che risponderebbero con un chiaro e netto “sì”.

Altrettanto pochi, però, sono quelli che, a fronte di una risposta negativa, si sentirebbero direttamente responsabili della situazione.

Troppo spesso, negli anni, mi è capitato di sentire importanti e capaci manager di impresa lamentarsi delle loro persone.

I comportamenti, la motivazione, la crescita delle persone non sono figli del caso. E non sono neanche determinati da una cattiva selezione in ingresso o dai “costumi” (quanta sociologia da bar…).

L’esperienza delle organizzazioni eccellenti ci racconta una storia molto diversa.

Parafrasando lo slogan della recente pubblicità di Lavazza con Jannik Sinner possiamo dire che “L’eccellenza delle persone è una scelta”.

È in prima battuta una scelta di leadership. Che però non va confusa con “carisma” o “influenza”.

Mike Rother nel suo libro Toyota Kata parla di un “deliberata scelta organizzativa”: si tratta, cioè, di “fare”.

La domanda è quindi: pensi di aver fatto abbastanza per far crescere le tue persone?

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Sbloccare il potenziale nascosto: investire nella followership per un’organizzazione più reattiva

Nel panorama aziendale odierno, in continua evoluzione e ricco di sfide, la richiesta di organizzazioni “reattive” è sempre più pressante. Per rispondere a questa esigenza, spesso l’attenzione si concentra principalmente sul leader, sulle sue capacità e sul suo ruolo nell’organizzazione. Tuttavia, un elemento spesso trascurato è il ruolo cruciale dei follower, ovvero coloro che sostengono il leader sul campo, assumendosi la responsabilità di raggiungere gli obiettivi.

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La Tela di Penelope: L’Infinita Riprogrammazione nelle Aziende

Nelle aziende spesso ci si ritrova intrappolati in un processo che ricorda la mitologica tela di Penelope: il ciclo infinito di decisioni e ri-decisioni con il conseguente spreco di risorse umane e materiali. Per prendere una decisione, infatti, si investono di solito tempo ed energie non trascurabili: per analizzare i dati disponibili, per valutare gli scenari alternativi, per definire le migliori strategie.

Tuttavia, quando una decisione viene messa in discussione e rivisitata più volte, senza che siano emerse nel frattempo nuove informazioni, si crea un pericoloso loop di inefficienza.

Penelope resting by the loom with a male figure (Telemachus?) – illustration based on a 5th Century BC clay pot from Greece
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Reattività Strutturale

Negli ultimi anni, i forti impatti sull’economia causati dal susseguirsi di crisi mondiali e regionali di varia natura (sanitaria, sociale, politica, …) hanno determinato una diffusa percezione di “volatilità” ed incertezza.

Pur nelle differenze che persistono tra i differenti settori industriali, si può dire che nessuno ne sia rimasto immune.

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L’Azienda a Trazione Integrale

Tutte le aziende sono nate da un’idea iniziale che è stata in grado di risolvere un problema di cui le persone cercavano una soluzione. L’idea iniziale, la benzina, ha acceso l’Azienda entrando in due motori: la produzione per realizzare il prodotto/servizio, e il marketing/vendite per far incontrare i potenziali clienti con la soluzione dell’Azienda.

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Il principio di Peter

In una gerarchia, ogni dipendente tende a far carriera fino a raggiungere il proprio livello di incompetenza”.

Questa tesi, nota come Principio di Peter, è stata formulata dallo psicologo canadese Laurence J. Peter nel 1969, e può essere altrimenti letta: “Con il tempo, ogni posizione lavorativa tenderà ad essere occupata da una persona priva delle competenze necessarie”.

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