Non bisogna farsi travolgere dall’infatuazione digitale, e investire tempo e denaro per implementare l’ultimo ritrovato tecnologico, stimolante, ma anche poco utile per le prestazioni aziendali. Il digitale non è un fine in sé, ma un abilitatore.



Non bisogna farsi travolgere dall’infatuazione digitale, e investire tempo e denaro per implementare l’ultimo ritrovato tecnologico, stimolante, ma anche poco utile per le prestazioni aziendali. Il digitale non è un fine in sé, ma un abilitatore.
Parlando coi nostri clienti, mi capita sempre più spesso di sentire dire “sta andando bene, ma ho la sensazione che potremmo fare meglio”.
Questa sensazione può derivare dalla propria esperienza, dai comportamenti delle persone che lavorano all’interno dei reparti produttivi, o più semplicemente da una somma di fattori che sono sotto ai nostri occhi tutti i giorni, e a cui diamo peso, magari inconsapevolmente.
L’introduzione del concetto di standard, soprattutto nel contesto dei processi transazionali, genera sempre scetticismo e resistenza. Un po’ perché spesso c’è un applicativo, una “norma” o procedura che si ritiene siano già uno standard. Un po’ perché buona parte del contenuto di valore degli operatori di un processo transazionale si pensa sia proprio nella gestione dell’eccezione.
Ho recentemente letto un articolo in cui venivano analizzati i risultati Economico/Finanziari di Toyota nel secondo semestre dell’anno fiscale 2021 (quello che va, per l’azienda giapponese, da Aprile a Settembre 2021).
Siete un’azienda che sta affrontando un periodo di forte crescita ma le performance aziendali non vi soddisfano e sentite il bisogno di cambiare qualcosa.
Il percorso di Lean Tranformation vi interessa e decidete di provare ad utilizzare qualche strumento di miglioramento lean in maniera localizzata per valutarne i benefici.
Come portare all’interno delle imprese la cultura Lean con la sua potenzialità di miglioramento?
Il primo passo è conoscere i principi alla base di questo approccio metodologico e gli atti pratici necessari per renderlo concreto nell’attività quotidiana. Purtroppo però, non esistono testi che illustrino nel dettaglio quali tipi di spreco questi “strumenti lean” possano eliminare, o di quanto aiutino ad incrementare il risultato d’esercizio.
Voglio condividere con voi una tendenza che vedo in più aziende con “esperienza lean”: il cercare sempre qualche cosa di nuovo e diverso da quanto fatto fino al giorno prima.
Certe aziende sono affascinate dal metodo nuovo oppure dal metodo con il nome nuovo; sono attratte dall’approccio complesso. E se non trovano appagamento, la loro reazione è suppergiù “già fatto” oppure “già visto”. Quasi alla ricerca della formula magica che funzioni davvero nel proprio contesto e porti gli sperati risultati.
La traduzione letterale della parola gemba è “il posto vero e proprio” mentre i detective giapponesi la usano per indicare la scena del crimine.
Se spostiamo l’attenzione verso gli opifici con il termine gemba ci si riferisce al luogo in cui si crea valore (per esempio reparti dove si effettuano lavorazioni meccaniche, linee di assemblaggio, verniciature).
Avrete notato come spesso nelle aziende i manager passino sempre più tempo chiusi negli uffici a rispondere a mail o fare telefonate perdendo così il contatto con la realtà produttiva in cui avvengono le lavorazioni di trasformazione del prodotto.